2008/12/27

1968/12/27: Il rientro nell'atmosfera e lo "splashdown" nell'Oceano Pacifico

Sono le 16:22 del pomeriggio ora italiana. Dall'altra parte del pianeta, e precisamente sull'Oceano Pacifico, non è ancora sorta l'alba. Sono le ultime ore del più straordinario viaggio mai intrapreso dall'uomo e a cui tutto il mondo ha partecipato in diretta televisiva standosene comodamente seduto al tavolino di un bar o nel proprio salotto in questo storico Natale 1968.

Frank Borman, James Lovell e William Anders stanno per tornare a casa, dopo aver girato intorno alla Luna per dieci volte, rientrando sulla Terra alla fantastica velocità di 40.000 km orari.

Prima che avvenga lo spettacolare tuffo nella zona prescelta nell'Oceano Pacifico, i tre astronauti, a bordo del loro prodigioso veicolo cosmico, si sono liberati dapprima del Modulo di Servizio (SM) poi predisponendo ciò che rimane della gigantesca struttura che si è levata al cielo la mattina del 21 dicembre dalla rampa 39-A, dispongono la capsula per il rientro verso la Terra, offrendo all'attrito dell'atmosfera la base piatta del veicolo con lo speciale scudo termico.

Ore 16:37 italiane: a circa 120 chilometri dalla superficie terrestre Apollo 8 penetra nell'atmosfera sfrecciando obliquamente per il cielo della Siberia, della Cina settentrionale, del Giappone per giungere infine al di sopra dell'Oceano Pacifico. Ha inizio il "blackout" nelle comunicazioni radio tra i tre astronauti e il Centro di Controllo di Houston. Lo spaventoso calore di 2.800 gradi centigradi che si sviluppa per l'attrito della folle corsa potrebbe consumare in una unica gigantesca fiammata la navicella spaziale con il suo equipaggio. E' l'ultimo momento critico della fantastica missione di Borman, Anders e Lovell.

Raffigurazione artistica del rientro della capsula Apollo 8 nell'atmosfera terrestre (fonte: Spacefacts).


La spettacolare immagine che riprende il rientro nell'atmosfera di Apollo 8 la mattina del 27 dicembre 1968. La foto è stata scattata a bordo di un KC-135.


Alle 16:40 ora italiana terminato il "blackout", le navi per il rilevamento disposte dalla NASA nel punto previsto dell'ammaraggio sul Pacifico, sono le prime a captare, tra il crepitio dei segnali radio provenienti da nove chilometri di altezza, la voce degli astronauti: "Tutto bene, Houston!", annuncia il pilota del Modulo di Comando (CM) James Lovell. Alle 16:45 si aprono i primi paracadute dal diametro di cinque metri, grazie ai quali la velocità della capsula scende da circa 480 chilometri orari a 280. Un minuto dopo si dispiegano i grandi paracadute principali che riducono la discesa a 35 chilometri orari.

Alle 16:51 italiane lo "splashdown" della navicella denominata Apollo 8 nelle fredde acque dell'Oceano Pacifico a meno di sei chilometri e mezzo dalla portaerei di recupero Yorktown. Sono trascorsi sei giorni, tre ore, zero minuti e 41 secondi dal distacco dalla rampa di lancio 39-A.

E' questo il primo ammaraggio nella storia dell'esplorazione spaziale americana a terminare interamente al buio: manca infatti un'ora e 19 minuti al sorgere del Sole. Per quanto venga subito avvistata dalla portaerei durante l'ultima fase della discesa, grazie ad un faro dalla luce biancheggiante posto nella parte superiore della capsula, le fasi del recupero dei tre astronauti iniziano solo un'ora dopo con le prime luci dell'alba.

Gli uomini rana hanno raggiunto l'equipaggio di Apollo 8: iniziano le operazioni di recupero dei tre astronauti.


Ore 18:18 ora italiana. I tre astronauti usciti dalla loro prodigiosa capsula spaziale e trasportati a bordo di uno speciale elicottero giungono a bordo della portaerei Yorktown.

Sulla tolda della portaerei Yorktown escono i tre astronauti di Apollo 8. Tornano dal viaggio più incredibile dell'uomo al di fuori del pianeta Terra (foto AP8-68-H-1450, scansione di Ed Hengeveld).


Foto AP8-68-H-883, scansione di Ed Hengeveld.


Dopo gli astronauti, anche la capsula Apollo che ha permesso il primo viaggio umano verso la Luna viene recuperata e issata a bordo della Yorktown (foto AP8-S68-56217, research: J.L.Pickering).


Foto AP8-S68-56304.


Foto AP8-S68-56307.


Con il felice ritorno di Frank Borman, William Anders e James Lovell, i primi circumnavigatori del satellite naturale della Terra, un grande sospiro di sollievo si diffonde al Centro di Controllo di Houston e in ogni angolo del mondo.

"Questo volo è uno dei più grandi sforzi pionieristici dell'umanità. Sentiamo l'umiltà di essere stati coloro a cui è stato concesso di compiere questa storica impresa. Questa non è la fine di un ciclo, ma solo il principio. Il felice ritorno a terra di Apollo 8 è l'inizio di un programma di missioni spaziali che si estenderà per un arco di molte generazioni. L'uomo ha appena cominciato la marcia nell'esplorazione dell'Universo". Sono le commosse ma decise parole dell'Amministratore della NASA Thomas O. Paine.

La Luna sembra dunque a portata di mano. Lo spettacolare viaggio di Apollo 8 ha esaltato come nessun altro viaggio compiuto precedentemente nella storia dell'umanità lo spirito avventuroso dell'uomo, ma anche donato al progresso tecnico-scientifico un contributo fondamentale.

Il successo del viaggio lunare di Borman, Lovell e Anders incoraggia non soltanto il progetto di discesa sulle desolata landa selenica, ma porta una rinnovata speranza all'America e in generale all'umanità intera in uno degli anni più turbolenti del XX secolo.

Durante il viaggio di ritorno verso la Terra, tra i tanti messaggi di congratulazioni letti agli astronauti dal Centro di Controllo di Houston, uno spiccava su tutti. E' di una casalinga degli Stati Uniti e dice: "Avete salvato il 1968".

Come la missione precedente di Apollo 7, anche la numero 8 rappresenta una tappa fondamentale nella fase conclusiva della scalata umana verso la Luna. Prima di giungere allo sbarco effettivo di due astronauti americani sulla superfice selenica, occorre superare altre due tappe fondamentali: la prova ed il collaudo nell'orbita terrestre del Modulo Lunare (LM), obiettivo della prossima missione di Apollo 9, e successivamente la prova generale ed i collaudo di tutte le manovre direttamente in orbita lunare con la successiva missione di Apollo 10.