2008/12/31

1968/12/31: Borman, Lovell e Anders personaggi dell'anno 1968 per la rivista "TIME"

Nella sua tradizionale copertina di fine anno, la rivista statunitense "Time" indica come personaggi dell'anno, in questo travagliato 1968, i tre astronauti di Apollo 8, Frank Borman, William Anders e James Lovell, protagonisti del primo viaggio umano verso la Luna.

La copertina della rivista "TIME" uscita nelle edicole nei primi giorni del gennaio 1969.

2008/12/29

1968/12/29: Il rientro a Houston - È l’ora del trionfo

29 dicembre. I tre astronauti di Apollo 8 ancora a bordo della portaerei che li ha recuperati, vengono festeggiati dai marinai della Yorktown (foto AP8-68-H-1455, scansione di Ed Hengeveld).


Dalla prima pagina de "La Stampa" uscita in edicola domenica 29 dicembre 1968 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

2008/12/28

1968/12/28: La conclusione della straordinaria avventura di Apollo 8 nei quotidiani italiani


La prima e la seconda pagina de "La Stampa" uscita nelle edicole sabato 28 dicembre 1968 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


La prima pagina de "Il Corriere della Sera"(dalla collezione personale di Gianluca Atti).


La prima pagina de "Il Resto del Carlino" (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


La prima pagina del quotidiano "Il Giorno" (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

2008/12/27

1968/12/27: Il rientro nell'atmosfera e lo "splashdown" nell'Oceano Pacifico

Sono le 16:22 del pomeriggio ora italiana. Dall'altra parte del pianeta, e precisamente sull'Oceano Pacifico, non è ancora sorta l'alba. Sono le ultime ore del più straordinario viaggio mai intrapreso dall'uomo e a cui tutto il mondo ha partecipato in diretta televisiva standosene comodamente seduto al tavolino di un bar o nel proprio salotto in questo storico Natale 1968.

Frank Borman, James Lovell e William Anders stanno per tornare a casa, dopo aver girato intorno alla Luna per dieci volte, rientrando sulla Terra alla fantastica velocità di 40.000 km orari.

Prima che avvenga lo spettacolare tuffo nella zona prescelta nell'Oceano Pacifico, i tre astronauti, a bordo del loro prodigioso veicolo cosmico, si sono liberati dapprima del Modulo di Servizio (SM) poi predisponendo ciò che rimane della gigantesca struttura che si è levata al cielo la mattina del 21 dicembre dalla rampa 39-A, dispongono la capsula per il rientro verso la Terra, offrendo all'attrito dell'atmosfera la base piatta del veicolo con lo speciale scudo termico.

Ore 16:37 italiane: a circa 120 chilometri dalla superficie terrestre Apollo 8 penetra nell'atmosfera sfrecciando obliquamente per il cielo della Siberia, della Cina settentrionale, del Giappone per giungere infine al di sopra dell'Oceano Pacifico. Ha inizio il "blackout" nelle comunicazioni radio tra i tre astronauti e il Centro di Controllo di Houston. Lo spaventoso calore di 2.800 gradi centigradi che si sviluppa per l'attrito della folle corsa potrebbe consumare in una unica gigantesca fiammata la navicella spaziale con il suo equipaggio. E' l'ultimo momento critico della fantastica missione di Borman, Anders e Lovell.

Raffigurazione artistica del rientro della capsula Apollo 8 nell'atmosfera terrestre (fonte: Spacefacts).


La spettacolare immagine che riprende il rientro nell'atmosfera di Apollo 8 la mattina del 27 dicembre 1968. La foto è stata scattata a bordo di un KC-135.


Alle 16:40 ora italiana terminato il "blackout", le navi per il rilevamento disposte dalla NASA nel punto previsto dell'ammaraggio sul Pacifico, sono le prime a captare, tra il crepitio dei segnali radio provenienti da nove chilometri di altezza, la voce degli astronauti: "Tutto bene, Houston!", annuncia il pilota del Modulo di Comando (CM) James Lovell. Alle 16:45 si aprono i primi paracadute dal diametro di cinque metri, grazie ai quali la velocità della capsula scende da circa 480 chilometri orari a 280. Un minuto dopo si dispiegano i grandi paracadute principali che riducono la discesa a 35 chilometri orari.

Alle 16:51 italiane lo "splashdown" della navicella denominata Apollo 8 nelle fredde acque dell'Oceano Pacifico a meno di sei chilometri e mezzo dalla portaerei di recupero Yorktown. Sono trascorsi sei giorni, tre ore, zero minuti e 41 secondi dal distacco dalla rampa di lancio 39-A.

E' questo il primo ammaraggio nella storia dell'esplorazione spaziale americana a terminare interamente al buio: manca infatti un'ora e 19 minuti al sorgere del Sole. Per quanto venga subito avvistata dalla portaerei durante l'ultima fase della discesa, grazie ad un faro dalla luce biancheggiante posto nella parte superiore della capsula, le fasi del recupero dei tre astronauti iniziano solo un'ora dopo con le prime luci dell'alba.

Gli uomini rana hanno raggiunto l'equipaggio di Apollo 8: iniziano le operazioni di recupero dei tre astronauti.


Ore 18:18 ora italiana. I tre astronauti usciti dalla loro prodigiosa capsula spaziale e trasportati a bordo di uno speciale elicottero giungono a bordo della portaerei Yorktown.

Sulla tolda della portaerei Yorktown escono i tre astronauti di Apollo 8. Tornano dal viaggio più incredibile dell'uomo al di fuori del pianeta Terra (foto AP8-68-H-1450, scansione di Ed Hengeveld).


Foto AP8-68-H-883, scansione di Ed Hengeveld.


Dopo gli astronauti, anche la capsula Apollo che ha permesso il primo viaggio umano verso la Luna viene recuperata e issata a bordo della Yorktown (foto AP8-S68-56217, research: J.L.Pickering).


Foto AP8-S68-56304.


Foto AP8-S68-56307.


Con il felice ritorno di Frank Borman, William Anders e James Lovell, i primi circumnavigatori del satellite naturale della Terra, un grande sospiro di sollievo si diffonde al Centro di Controllo di Houston e in ogni angolo del mondo.

"Questo volo è uno dei più grandi sforzi pionieristici dell'umanità. Sentiamo l'umiltà di essere stati coloro a cui è stato concesso di compiere questa storica impresa. Questa non è la fine di un ciclo, ma solo il principio. Il felice ritorno a terra di Apollo 8 è l'inizio di un programma di missioni spaziali che si estenderà per un arco di molte generazioni. L'uomo ha appena cominciato la marcia nell'esplorazione dell'Universo". Sono le commosse ma decise parole dell'Amministratore della NASA Thomas O. Paine.

La Luna sembra dunque a portata di mano. Lo spettacolare viaggio di Apollo 8 ha esaltato come nessun altro viaggio compiuto precedentemente nella storia dell'umanità lo spirito avventuroso dell'uomo, ma anche donato al progresso tecnico-scientifico un contributo fondamentale.

Il successo del viaggio lunare di Borman, Lovell e Anders incoraggia non soltanto il progetto di discesa sulle desolata landa selenica, ma porta una rinnovata speranza all'America e in generale all'umanità intera in uno degli anni più turbolenti del XX secolo.

Durante il viaggio di ritorno verso la Terra, tra i tanti messaggi di congratulazioni letti agli astronauti dal Centro di Controllo di Houston, uno spiccava su tutti. E' di una casalinga degli Stati Uniti e dice: "Avete salvato il 1968".

Come la missione precedente di Apollo 7, anche la numero 8 rappresenta una tappa fondamentale nella fase conclusiva della scalata umana verso la Luna. Prima di giungere allo sbarco effettivo di due astronauti americani sulla superfice selenica, occorre superare altre due tappe fondamentali: la prova ed il collaudo nell'orbita terrestre del Modulo Lunare (LM), obiettivo della prossima missione di Apollo 9, e successivamente la prova generale ed i collaudo di tutte le manovre direttamente in orbita lunare con la successiva missione di Apollo 10.

1968/12/27: Il giorno del rientro - Le prime tre pagine de "La Stampa" sono tutte per Apollo 8

La prima pagina del quotidiano "La Stampa" uscita la mattina di venerdì 27 dicembre 1968 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


La seconda pagina de "La Stampa".


Anche la terza pagina de "La Stampa" è dedicata alla straordinaria avventura spaziale degli astronauti di Apollo 8.

2008/12/26

1968/12/26: Il ritorno verso la Terra

Il ritorno verso la Terra, il giorno 26, ad una velocità che continua a crescere a mano a mano che l'attrazione gravitazionale della Terra aumenta, è straordinariamente tranquillo e in pratica privo di eventi spettacolari. Apollo 8 è uscito dall'orbita lunare con una tale precisione che basta apportare alla traiettoria di rientro soltanto due delle quattro correzioni in programma perché la capsula, con il suo prezioso carico umano, si infili nel centro del "corridoio" di circa quaranta chilometri di diametro, al di sopra del Pacifico centrale, zona scelta per il rientro.

Nel loro ultimo giorno completo nello spazio (è pomeriggio a Houston e notte già in Italia), i tre astronauti effettuano la loro sesta ed ultima diretta televisiva dallo spazio. È una trasmissione breve, poco più di quattro minuti, in cui viene inquadrato il nostro pianeta sempre più vicino, pronto ad accogliere di nuovo i primi esploratori lunari.

Durante il collegamento non manca un ultimo pensiero a conclusione di questo straordinario viaggio da parte di "Bill" Anders: "Penso di provare quello che sentivano i viaggiatori a bordo degli antichi velieri, quando partivano per viaggi lunghissimi lontano da casa e poi ritrovavano sulla via del ritorno. Sento di essere fiero di questo viaggio, ma al tempo stesso felice di tornare a casa".




L'atmosfera a bordo della prima "astronave lunare" è rilassata; dopo le grandi e storiche emozioni dei giorni precedenti le conversazioni tra il Centro di Controllo di Houston e Borman, Anders e Lovell sembrano più chiacchiere da bar che comunicazioni tecniche. Ai tre astronauti vengono concesse alcune ore supplementari di sonno, perché siano ben riposati e pronti per l'ultimo momento delicato della missione, il rientro sulla Terra, previsto per il 27 dicembre, quando sul Pacifico sarà appena spuntata l'alba.

È l'atto conclusivo di un viaggio storico e straordinario, ma rimane ancora l'ultima suspense: mai prima d'ora, infatti, una navicella con a bordo un equipaggio ha dovuto affrontare un rientro nell'atmosfera ad una velocità così elevata, 39.470 chilometri l'ora, e ad una temperatura di 2500 gradi centigradi.

Il prezioso scudo termico della capsula Apollo, che dovrà proteggere i tre astronauti dallo spaventevole calore, è spesso cinque centimetri ed è formato da una speciale resina a nido d'ape; è stato collaudato solamente una volta in una precedente missione senza uomini a bordo. Anche la tecnica del rientro è relativamente nuova e presenta notevoli pericoli.

È l’ultimo rischio di una missione considerata impossibile fino a qualche anno fa. Grazie anche a giornali, radio e televisione, tutto il mondo, insieme ai tecnici e scienziati della NASA, aspetta con emozione il ritorno sulla Terra dei tre intrepidi uomini di Apollo 8, Frank Borman, James Lovell e William Anders.

Il comandante Frank Borman in un fotogramma tratto dal filmato registrato a bordo di Apollo 8 con la cinepresa (foto AP8-S68-56531, scansione di Ed Hengeveld).


Il pilota del Modulo Lunare William "Bill" Anders in un fotogramma tratto dal filmato registrato con la cinepresa a bordo di Apollo 8 (foto AP8-S68-56532,  scansione di Ed Hengeveld).


Il pilota del Modulo di Comando James Lovell in un fotogramma tratto dal filmato registrato a bordo di Apollo 8 durante il primo, storico viaggio "translunare" dell'uomo verso la Luna (foto AP8-S69-35097, scansione di Ed Hengeveld).

2008/12/25

1968/12/25: Addio Luna, si ritorna a casa!

25 dicembre 1968: è Natale in tutto il mondo e mentre sulla Terra si recita l'invocazione di “pace agli uomini di buona volontà”, tre esseri umani dotati di grande coraggio e tenacia, a circa 380.000 km dal nostro pianeta, stanno circumnavigando per la decima e ultima volta la Luna. Al centro spaziale di Houston la mezzanotte del 24 dicembre è passata da un'ora, per l'equipaggio di Apollo 8 è giunto il momento di lasciare il paesaggio selenita e di puntare di nuovo verso la Terra.

Dopo l'euforia delle ore precedenti, a Terra e nello spazio sale di nuovo la tensione: l'accensione del potente razzo dell'Apollo deve avvenire mentre la capsula si trova dietro la Luna e quindi fuori dal collegamento radio con il nostro pianeta. Se il razzo non si accendesse, Borman, Lovell e Anders sarebbero condannati a morire in orbita lunare una volta esaurita la scorta di ossigeno a bordo.

"Sono i minuti più lunghi di tutta la mia vita", confessa Christopher Kraft, direttore di volo del centro di Houston. Ma come i precedenti, anche quei lunghi minuti trascorrono. La grande stazione di Honeysuckle Creek in Australia è la prima a captare il primo segnale dall'Apollo 8. E' la voce del pilota del Modulo di Comando (CSM) James Lovell che annuncia: " Houston, sappiate che Babbo Natale esiste davvero!". Il potente razzo, denominato SPS (Service Propulsion System), dal quale dipendeva la vita dei tre astronauti, ha funzionato alla perfezione e ora si ritorna a casa verso la madre Terra.

Alle 16:15 ora di Houston, le 22.15 italiane, Borman, Anders e Lovell riappaiono sui teleschermi di tutto il mondo: la nuova diretta TV mostra la vita di bordo dei tre astronauti, i primi a visitare con i propri occhi un nuovo mondo appartenente all'infinito Universo. È la quinta trasmissione televisiva in diretta degli astronauti di Apollo 8 di ritorno dalla Luna.

1968/12/25 03:30 IT: Il secondo collegamento televisivo in diretta dalla Luna

A Houston è ancora il 24 dicembre e sono le ore 21:30, in Italia è già il giorno di Natale e l'orologio scandisce le 03:30 di notte. I tre astronauti iniziano la loro seconda e ultima trasmissione televisiva in diretta dall'orbita lunare. E' il nono giro intorno al Satellite della Terra e le immagini questa volta sono molto più chiare che nel collegamento precedente. Sugli schermi televisivi, non solo del Centro di Controllo a terra ma in milioni di case in tutto il mondo, si vede una porzione di Luna brillante in un cielo nerissimo e sullo sfondo la voce degli astronauti che spiegano ai terrestri cosa li ha più impressionati in questa prima visita di uomini alla "pallida" Luna.

Il comandante di Apollo 8 Frank Borman dice: "Per me questa è una vasta, solitaria, inaccessibile distesa di nulla. Sembra un cumulo di nuvole di pietra pomice e certo non mi pare un posto molto ospitale per viverci e lavorare". James Lovell, il pilota del Modulo di Comando aggiunge: "Questa immensa solitudine incute soggezione e ci fa apprezzare ancora di più quello che abbiamo sulla nostra vecchia cara Terra. Il nostro pianeta, visto da qui, appare come una grande, accogliente oasi nel vuoto dello spazio". E "Bill" Anders conclude: " Le cose che mi hanno colpito maggiormente della Luna sono le albe e i tramonti. Questi ultimi, in particolare, mettono in rilievo la natura selvaggia del terreno lunare, che è difficilmente riconoscibile quando il Sole vi splende sopra a picco".

I tre astronauti americani, primi nella storia a tracciare lo straordinario percorso Terra-Luna e ritorno, concludono la trasmissione con un ultimo messaggio dedicato a tutti gli abitanti del nostro pianeta. "Apollo 8 ha un messaggio per voi", annuncia Borman. Poi Anders inizia a pronunciare le prime parole del Libro della Genesi: "In principio Dio creò il cielo e la terra. E la terra era informe e vuota, e le tenebre erano sulla faccia dell'abisso...". Riprende Lovell: "E Dio chiamò giorno la luce, e notte le tenebre". Infine è la volta di Borman: "E Dio chiamò Terra l'asciutto, e mari la raccolta delle acque; e Dio vide che ciò era buono".

Infine il comandante di Apollo 8 conclude il messaggio con queste parole: "Buonanotte dall'equipaggio di Apollo 8. Buon Natale. Dio vi benedica tutti, tutti voi sulla buona e cara Terra".


2008/12/24

1968/12/24: L'edizione pomeridiana di "Stampa Sera" con la notizia dell'entrata in orbita lunare




L'edizione del quotidiano "Stampa Sera" distribuito nelle edicole nel primo pomeriggio di martedì 24 dicembre 1968, annuncia la felice entrata in orbita intorno alla Luna dell'equipaggio di Apollo 8 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

1968/12/24 13:29 IT: Il primo collegamento televisivo dall'orbita lunare

Dopo aver girato dietro la Luna a conclusione della prima orbita, Apollo 8 riappare sulla faccia a noi visibile sulla Terra per iniziare la seconda rivoluzione. È in questo momento che il satellite naturale del nostro pianeta entra in milioni di case in tutto il mondo, dovunque è presente un apparecchio televisivo.

È il primo collegamento TV programmato in vicinanza della Luna; il primo, dunque, durante la prima orbita, il secondo ed ultimo collegamento televisivo avverrà nel corso della nona orbita quando in Italia sarà notte fonda.

Sono le 7:29 del mattino negli Stati Uniti, le 13:29 in Italia: con la telecamera, dal peso di due chilogrammi, puntata verso la superficie lunare, i tre astronauti fanno al resto dell'umanità, seduta confortevolmente in poltrona in questa straordinaria e storica vigilia di natale 1968, una vera e propria lezione di "selenografia". Nonostante le immagini in bianco e nero che giungono sulla Terra non siano nitidissime, Borman, Lovell e Anders riescono a descrivere nei minimi dettagli come i crateri che scorrono sotto i loro occhi siano in maggioranza dovuti alla caduta di meteoriti e come le montagne lunari appaiono erose e selvagge, soprattutto quando il Sole è basso sull'orizzonte e le ombre sono lunghe.



Nel corso della seconda orbita al termine del primo collegamento televisivo durato una dozzina di minuti, durante il sorvolo della faccia non visibile dalla Terra, i tre "Magellano lunari" danno a molti dei piccoli crateri ancora senza nomenclatura, i nomi di colleghi astronauti vivi o caduti in missione. Tre li intitolano a loro tre. I crateri Borman, Anders e Lovell si trovano appena sotto l'equatore. Altri crateri lunari sono intitolati allo sfortunato equipaggio di Apollo 1, Grissom, White e Chaffee, e altri ancora ad alcuni alti funzionari della NASA come Wernher Von Braun, Cristopher Kraft, Thomas Paine, Kurt Debus. I nomi sono stati scelti prima dell'inizio della grande avventura dall'equipaggio di Apollo 8 e da Harrison Schmitt, astronauta e geologo della NASA.

L'ente spaziale americano precisa comunque, qualche ora dopo, che quei nomi dati da Borman, Lovell e Anders non sono da considerare nomenclature ufficiali ma soltanto etichette per identificare alcuni crateri e zone lunari ancora senza nome nella faccia nascosta della Luna.

1968/12/24 10:59 IT: In orbita lunare! Lo scatto di una foto storica

Ventiquattro dicembre. È la vigilia del Natale 1968. Mentre sulla Terra ci si prepara per festeggiare la santa ricorrenza con il classico cenone e con l'impaziente attesa da parte dei bimbi di tutto il pianeta per l'arrivo dei regali da parte di Babbo Natale, per i tre astronauti di Apollo 8 è il grande giorno, il giorno denominato "X". Se tutto andrà secondo il programma studiato dai tecnici e scienziati della NASA, Frank Borman, William "Bill" Anders e James Lovell diventeranno oggi i primi esseri umani "satelliti" di un altro corpo celeste al di fuori della Terra.

Il successo e la sicurezza dei tre astronauti americani dipendono più che mai dalla prestazione di un unico grande motore a razzo. Il suo compito è accendersi con la massima regolarità per collocare il veicolo Apollo in orbita lunare e riaccendersi poi, dopo dieci giri intorno al satellite naturale della Terra, con uguale perfezione per rispedirlo verso il nostro pianeta.

Il potente motore a forma di campana è largo poco più di due metri e lungo quasi quattro metri, è posto all'estremità posteriore del Modulo di Servizio (SM). È stato acceso una sola volta, con successo, il primo giorno di volo per allontanarsi dal terzo stadio del Saturn V, considerato troppo vicino all'Apollo in viaggio verso la Luna.

Un modello identico era stato installato e acceso con successo ben otto volte nel corso della missione di Apollo 7 nell'ottobre di questo 1968.

L'ora "X" in cui Borman, Lovell e Anders dovrebbero inserirsi in orbita lunare è prevista a 69 ore, otto minuti e 29 secondi dallo spettacolare lancio dalla rampa 39-A di Cape Kennedy.

Nella sala di controllo di Houston nel Texas si vivono ore concitate e dense di emozioni. I preparativi per l'ingresso in orbita lunare iniziano, naturalmente in considerevole anticipo, ancora una volta è necessario controllare tutte le apparecchiature di bordo. Prima che Apollo 8 con il suo prezioso carico a bordo si tuffi dietro la Luna, il direttore del volo di turno, in questo caso Glynn (Glen) Lunney, chiede a tutti i controllori davanti ai loro visori accesi e brulicanti di numeri se tutto è in perfetto ordine, lassù a 380.000 chilometri dalla Terra.

Poi la comunicazione di Houston ai tre astronauti: "Qui per noi è OK Apollo. Tutti i sistemi sono in ordine. E' GO per il LOI (Lunar Orbit Insertion). Siete sul miglior uccello che esista. Buona fortuna". E dall'Apollo risponde Lovell: "Molte grazie ragazzi. Ci vediamo dall'altra parte".

Sono le 10:49 del mattino ora italiana, mancano dieci minuti alla prevista accensione del razzo principale dell'Apollo per immetterlo in orbita lunare. Per circa una quarantina di minuti non ci sarà più possibilità di comunicazione tra le Stazioni di rilevamento a terra, quelle di Houston, Goldstone, Madrid e Honeysuckle e i tre astronauti americani.

Ha inizio il periodo più angoscioso e sicuramente emozionante di questi primi otto anni di voli spaziali di navicelle con uomini a bordo, non solo al Centro di Controllo di Houston ma anche nei milioni di spettatori in tutto il mondo, collegati tramite la radio e la televisione.

Due raffigurazioni artistiche della fase culminante della missione di Apollo 8: l'inserimento in orbita lunare.


Alle 10:59 italiane, come previsto, il potente motore dell'Apollo si accende regolarmente al momento stabilito, ponendo la capsula su un'orbita lunare il cui punto più in alto è a 313 km (apogeo, aposelene, apolunio o apocinzio) mentre il perigeo (o periselene, perilunio o pericinzio), il punto più vicino alla superficie del Satellite, è a 112 km.

Ancora altri venti minuti e poi anche da terra potranno sapere se il diciottesimo veicolo spaziale della NASA con un equipaggio a bordo è entrato regolarmente in orbita. Finalmente alle 11:26 italiane la lunga attesa anche sul pianeta Terra finisce: prima il segnale radio e poi la voce del pilota del Modulo di Comando (CSM) James Lovell confermano la riuscita della storica operazione. La voce del commentatore della NASA Paul Haney fa presto il giro del mondo, ritrasmessa in tutti i circuiti internazionali radio e televisivi. "Ce l'abbiamo fatta! Ce l'abbiamo fatta! Apollo 8 è entrato nell'orbita lunare!"

Nel giubilo generale della sala del Centro di Controllo di Houston, viene data conferma che la prima "caravella" lunare della storia si sta comportando a meraviglia. Così come gli uomini a bordo, anche se si apprende che le pulsazioni del comandante Borman poco prima dell'inserzione in orbita lunare sono salite da 68 a 130.

Dopo qualche altro scambio di comunicazioni tecniche tra l'equipaggio e la base a terra, da Houston viene chiesto ai tre astronauti come vedono la "vecchia Luna" che scorre sotto di loro. Incantati dal panorama sottostante, risponde per tutti Lovell: "La Luna è per lo più grigia, senza colore... Sembra plastilina o come certa sabbia grigiastra delle spiagge... Possiamo osservare nitidamente qualche particolare. Il Mare della Fertilità è più nitido visto dalla Terra; qui non c'è molto contrasto tra la pianura e i crateri che li circondano... I crateri comunque sono tutti arrotondati, ce ne sono diversi, alcuni sembrano più recenti altri più antichi, sembrano buchi prodotti da meteoriti o da grossi proiettili. Langrenus è davvero un cratere gigantesco con un cono centrale. Le pareti del cratere sono a terrazzo, circa sei o sette terrazze fino al fondo del cratere".

Oltre alla descrizione di ciò che vedono per primi nella storia dell'umanità, Borman, Anders e Lovell devono assolvere altri numerosi e complessi incarichi, come scattare numerose fotografie e riprese con la cinepresa a bordo delle zone sorvolate e riconoscere e studiare nel corso delle dieci orbite in programma, le località già prescelte dalla NASA per il primo sbarco umano sulla superfice del Satellite della Terra previsto per il giugno o luglio 1969.

È la vigilia di natale 1968. Tre uomini stanno orbitando intorno alla Luna, viaggiando dove nessuno aveva mai viaggiato prima, guardando da un'altezza di poco più di cento chilometri quei mari e quelle terre che Colombo e Magellano non avrebbero mai circumnavigato.

Foto AS8-12-2192, scansione NASA.


Foto AS08-13-2244.


Foto AS8-12-2192, scansione NASA.


Foto AS08-17-2670.


Foto AS08-14-2420.


Il fantastico sorgere della Terra sull'orizzonte lunare:

Foto AS8-13-2329, scansione JSC. Ne esiste anche una versione colorizzata.


Foto AS8-14-2383, scansione JSC.


Foto AS8-14-2384, scansione JSC.


Genesi di una foto storica: “Earthrise”, il sorgere della Terra


La fotografia della Terra che sorge dall’orizzonte lunare viene solitamente mostrata disponendo la superficie lunare lungo il bordo inferiore dell’inquadratura, ma dal punto di vista della normale rappresentazione del globo terrestre, con il nord in alto, andrebbe in realtà mostrata così:

Dettaglio della foto AS8-14-2383, ruotata per disporre il nord della Terra in alto.

Questa rotazione ingrandita permette di identificare meglio quale parte della Terra è visibile: a destra c‘è l‘Africa, tagliata dal terminatore; al centro c‘è l’Oceano Atlantico; a sinistra si intravede l’America del Sud; in basso c’è l’Antartide.

Ulteriore dettaglio della foto AS8-14-2383.

La Terra vista da Apollo 8 il 24 dicembre 1968. Dettaglio dal restauro effettuato da Seán Doran.

Questa pagina della NASA usa le immagini e i dati altimetrici della sonda Lunar Reconnaissance Orbiter e le immagini d’epoca dei satelliti meteorologici (in particolare ESSA-7) per ricostruire l’esatta dinamica della sequenza di scatto della foto e delle immagini analoghe che la accompagnano: la capsula stava ruotando sul proprio asse longitudinale, e fu questa rotazione a rendere visibile dai finestrini la Terra. Le foto furono scattate da Bill Anders intorno alle 10:30 ora di Houston (16:30 GMT), poco dopo che Apollo 8 era riemersa per quarta volta da dietro la Luna. La fotocamera usata fu una Hasselblad dotata di teleobiettivo da 250 mm e inizialmente di un caricatore di pellicola in bianco e nero, cambiato al volo con uno a colori.

La Terra non fu vista durante le orbite precedenti a causa dell’orientamento dei finestrini: Apollo 8 volava con il muso rivolto verso la Luna, e fu soltanto il rollio a inquadrare fortuitamente la Terra.

Il video originale è in 4K e include le voci degli astronauti, capitate dal registratore di bordo: qui sotto ne vedete una versione a bassa risoluzione.

1968/12/24: Ad un passo dall'obiettivo - "La Stampa" e il "Corriere della Sera"

La prima pagina de "La Stampa" uscita nelle edicole la vigilia di Natale 1968 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


La seconda pagina de "La Stampa" (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


Anche la terza pagina de "La Stampa" è dedicata alla fantastica impresa di Borman, Anders e Lovell (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


La prima pagina de "Il Corriere della Sera" (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

2008/12/23

1968/12/23: Seconda trasmissione televisiva dallo spazio

La straordinaria missione dei tre astronauti americani Frank Borman, James Lovell e William Anders è giunta alla sua terza giornata di volo. Nel corso dei vari collegamenti con il Centro di Controllo a terra, Lovell riferisce che l'equipaggio in questi primi giorni di volo, nonostante i disturbi intestinali, consuma regolarmente i vari pasti disidratati preparati e confezionati appositamente, ma non avendo molto appetito preferisce di più dissetarsi con l'acqua presente a bordo dell'Apollo.

Il lavoro a bordo della prima vera "astronave" della storia è ora rallentato, dopo le fatiche e le emozioni delle prime ore subito dopo il lancio. Solamente il pilota del Modulo di Comando (CSM) James Lovell viene tenuto in continua attività con le sue osservazioni stellari, e per la sua attenzione e professionalità dal Centro di Controllo di Houston arrivano grandi complimenti.

"Non lodatelo troppo ragazzi", interviene ironicamente il comandante Borman, "perché si è già messo in testa di andare ad insegnare le leggi della meccanica celeste all'università! ".

Poche ore prima del secondo collegamento televisivo con la Terra, i tre astronauti di Apollo 8 superano quel confine invisibile tra la gravità terrestre e quella lunare e per la prima volta nella storia dell'uomo una navicella con equipaggio è governata dalla gravità di un mondo differente dal nostro pianeta. E' una pietra miliare in questo primo straordinario viaggio dell'uomo verso la Luna.

Borman, Lovell e Anders in più sperimentano per primi un fenomeno inusitato nei collegamenti radio con la Terra. Fino a che le navicelle spaziali, dei precedenti voli, rimanevano in orbita intorno al nostro pianeta, le conversazioni tra l'equipaggio e la base di controllo a terra erano praticamente istantanee, poiché le onde radio viaggiano alla velocità della luce, 300.000 chilometri al secondo. Ma ora passa più di un secondo tra il momento in cui l'equipaggio di Apollo comunica attraverso i loro microfoni e quello in cui Houston riceve la loro voce.

Cinquantasei ore dopo il "lift-off" dal Centro Spaziale di Cape Kennedy, l'equipaggio di Apollo 8 è pronto per il secondo collegamento televisivo con la Terra. In Italia sono le 20:53 del 23 dicembre. La trasmissione, della durata di venti minuti, è tutta dedicata al nostro pianeta. Superate le difficoltà dei finestrini ghiacciati, ai quattrocento milioni di telespettatori di tutto il mondo incollati davanti agli schermi, appare il nostro pianeta lontano a più di 300.000 chilometri di distanza.

Dal loro fantastico punto di osservazione gli astronauti distinguono l'azzurro degli oceani, il colore marrone scuro delle terre e alcune configurazioni geografiche.

I tre astronauti possono distinguere più particolari di quanti ne appaiano sullo schermo televisivo e James Lovell rivolgendosi al suo comandante Borman dice: "Frank, mi sto chiedendo, se fossi un viaggiatore proveniente da un altro pianeta, che cosa penserei della Terra vista da questa altezza. Mi domanderei se è abitata o no e in quale zona potrei atterrare, se nella parte scura o in quella azzurra".


1968/12/23: Il primo collegamento TV su "Stampa Sera"

La prima pagina del quotidiano torinese "Stampa Sera" sul primo straordinario collegamento televisivo dall'Apollo 8 in viaggio verso la Luna (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


La seconda pagina di "Stampa Sera" uscita nelle edicole lunedì 23 dicembre (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


Nella pagina dedicata agli spettacoli, la recensione su "Stampa Sera" della prima trasmissione TV di Apollo 8 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

2008/12/22

1968/12/22: La prima trasmissione televisiva

Sono trascorse esattamente 31 ore e otto minuti da quando Frank Borman, James Lovell e William "Bill" Anders hanno lasciato la Terra per dirigersi verso la Luna. In Italia sono le 21:01 del 22 dicembre. Attraversata con successo, come previsto, anche la temuta "fascia di Van Allen", i tre valorosi astronauti che compongono l'equipaggio di Apollo 8, si trovano a più di 200 mila chilometri dalla Terra quando dal Centro di Controllo di Houston viene dato il via per la prima trasmissione televisiva in diretta da bordo del veicolo spaziale.

Le immagini in bianco e nero della piccola telecamera di bordo, giungono chiare e nitide nelle case di milioni di telespettatori in tutto il mondo, in particolare quelle dei tre astronauti all'interno del cabina di comando: Anders che gioca con alcuni oggetti in assenza di gravità tra cui uno spazzolino da denti, Borman che manda saluti dal suo posto di comando e Lovell che mostra il cibo che si trova nella speciale dispensa a bordo dell'Apollo. Il pilota del Modulo di Comando (CSM) ne approfitta anche per mandare un messaggio di buon compleanno alla madre.

Viene anche inquadrata la Terra, ma questa volta l'immagine risulta particolarmente annebbiata e confusa, a causa di due dei cinque finestrini dell'Apollo ricoperti di piccoli cristalli di ghiaccio, probabilmente dovuti all'acqua di rifiuto, dopo essere stata espulsa dal veicolo spaziale. Il nostro pianeta appare così come una piccola e brillante palla di luce.

Il comandante Borman se ne rammarica: "Peccato non possiate godere appieno della vista del nostro pianeta dallo spazio. La Terra offre uno spettacolo meraviglioso, con uno sfondo di un blu intenso e tante nuvole intorno. Speriamo che da terra i nostri tecnici ci aiutino a risolvere il problema per le prossime trasmissioni TV".



1968/12/22: Il malessere di Borman e il messaggio augurale di Paolo VI

Se dal punto di vista tecnico la missione di Apollo 8 sembra essere iniziata nel migliore dei modi, dal punto di vista "fisico" le cose non sembrano andare altrettanto bene. A tredici ore dall'inizio del volo, il comandante Frank Borman informa il Centro di Controllo del volo a Houston nel Texas, di avere problemi allo stomaco con vomito, diarrea e brividi da febbre. Anche Anders e Lovell al risveglio dal loro turno di riposo non stanno meglio.

La notizia del malessere che ha colpito i primi "trasvolatori" lunari fa presto il giro del mondo.

Il timore più grande e che i tre siano stati colpiti dal virus dell'asiatica che in questi giorni sta mettendo a letto milioni di americani.

Fortunatamente grazie ai preziosi consigli del medico della NASA Charles Berry, con un intenso trattamento di antistaminici, di cui la farmacia di bordo è ben fornita, Borman, Anders e Lovell ritornano in discrete condizioni, pronti per la prima trasmissione televisiva di un equipaggio in diretta dallo spazio profondo.

Anche Papa Paolo VI segue con vivo interesse lo straordinario viaggio dei tre astronauti americani. Queste le sue parole nel consueto Angelus domenicale di questa storica domenica di dicembre: "Apriamo la finestra e istintivamente l'occhio, il pensiero, il cuore vanno al cielo, non potendo sottrarci al fascino di meraviglia e di attesa per il lancio dell'Apollo 8 verso la Luna con tre uomini a bordo preparati all'esplorazione celeste del muto e argenteo satellite della nostra Terra. Con tutto il mondo, che segue con ansia l'audacissima e studiatissima impresa, innalziamo anche Noi il Nostro plauso per l'incalcolabile sforzo scientifico e organizzativo che ha reso possibile la temeraria e impensabile avventura, accompagniamo con i nostri voti i coraggiosi astronauti volanti nello spazio a vertiginosa velocità, augurando felice successo a così rischioso viaggio interplanetario, e preghiamo il Signore per loro e per il mondo trasognato alle conquiste della scienza e del lavoro umano, affinché questo nuovissimo avvenimento cresca nell'uomo il concetto di sé, come cittadino di quel meraviglioso universo dove sempre più ci si manifesta la grandezza, la potenza, la sapienza di Dio".

1968/12/22: Il viaggio dell'Apollo 8 sulla stampa italiana

La prima pagina de "La Stampa" uscita nelle edicole domenica 22 dicembre 1968 (dalla collezione personale di Gianluca Atti)

La notizia data dalla «Tass» dieci minuti dopo il lancio

Eccezionale tempestività (e ricchezza di particolari) nell’annuncio sovietico della grande impresa americana

(Dal nostro corrispondente)

Mosca, 21 dicembre

Dieci minuti dopo la partenza dell’«Apollo 8», la Tass ha dato oggi la notizia del lancio. È la prima volta che gli organi di informazione sovietici agiscono così tempestivamente nel caso di una impresa spaziale americana. La notizia della Tass, di 45 righe, non conteneva nessun commento. È stata una semplice ma particolareggiata descrizione delle operazioni di partenza e del programma che l’«Apollo 8» dovrà svolgere nelle prossime giornate.

Nelle ultime due sere, alla televisione sovietica, è stato presentato un documentario spaziale che ha coperto i viaggi nel cosmo da Gagàrin a Beregovoi. Si sono viste cose inedite: il lancio, ad esempio, del primo cosmonauta, che era sempre stato tenuto nascosto, l’arrivo di Beregovoi a terra e la discesa di Zond 5 nell’Oceano Indiano.

Nessun’altra indiscrezione è trapelata sulle intenzioni dei sovietici. Si diceva che essi avrebbero circumnavigato la Luna con Zond 7, con uno o più uomini a bordo, prima degli americani. Tale voce non ha trovato conferma nella realtà. Sappiamo che dal cosmodromo di Baikanour, nell’Asia centrale, sono ritornati l’altro ieri alcuni fotografi e giornalisti colà convocati alla fine di novembre, primi di dicembre. Si ritiene perciò che i sovietici abbiano abbandonato un’impresa preventivamente programmata per la metà di questo mese.

Indiscrezioni non confermate ufficialmente dicono che non tutto era andato per il meglio nel volo di Zond 6, il mese scorso. Zond 6, che aveva effettuato un perfetto rientro nell’atmosfera terrestre, scendendo poi in territorio sovietico, aveva degli animali a bordo. Finora però non è stata fornita alcuna informazione, né su questi animali né su quello che sarebbe dovuto essere l’atterraggio dolce della sonda.

È probabile, tuttavia, che i sovietici mandino un uomo intorno alla Luna entro la fine di gennaio. Beregovoi, in una serie di articoli pubblicati sulla Pravda, ha dichiarato che sono già pronti due piloti: quelli che avrebbero potuto prendere il suo posto sulla Soyuz 3 se egli non fosse stato in perfette condizioni fisiche.

Ennio Caretto


Anche la seconda pagina de "La Stampa" è dedicata alla straordinaria avventura cosmica di Borman, Anders e Lovell (dalla collezione personale di Gianluca Atti)


La prima pagina de "Il Corriere della Sera" (dalla collezione personale di Gianluca Atti)


Un bagliore nel cielo di Honolulu

Si è vista l’accensione dei motori che hanno spinto la capsula - Superati i 1372 chilometri di altezza, del precedente primato, anche l’impassibile Borman ha perduto la sua flemma

Nostro servizio particolare

Nuova York, 21 dicembre

L’uomo ha lasciato il suo pianeta, per la prima volta nella storia di un’evoluzione cominciata milioni di anni fa. È in questa semplice e stupefacente realtà, forse ancor più che nel miracolo scientifico e tecnico che l’ha resa possibile, l’essenza della missione affidata a Frank Borman, James Lovell e William Anders, i tre astronauti partiti stamane da Capo Kennedy, destinazione Luna.

La capsula Apollo 8, dopo un lancio perfetto e un’orbita e mezzo di rodaggio e controllo intorno alla Terra, ha iniziato il sensazionale viaggio alle 10,41 minuti (corrispondenti alle 16,41 in Italia): un’ora storica nel ciclo delle conquiste umane. Ora si trova già a decine di migliaia di chilometri da noi, un pulviscolo di vita in un vuoto inesplorato e misterioso, dove mai nessun essere vivente si era avventurato [nota: non è esatto, visto che i sovietici avevano già fatto volare degli animali intorno alla Luna con Zond 5 a settembre del 1968]. Se tutto va bene, giungerà alla sua meta nelle prime ore del 24 dicembre, e resterà in un’orbita translunare per venti ore, prima di iniziare la traversata di ritorno.

Speranze e timori accompagnano l’impresa. L’intera America si è svegliata stamane all’alba per seguire alla televisione le fasi del lancio, e tutti sanno a quali rischi siano esposti i tre astronauti, che potrebbero rimanere per sempre intrappolati nella loro navicella, prigionieri della forza di gravitazione lunare, oppure disintegrarsi per l’impatto contro la fascia atmosferica terrestre durante la fase del rientro a velocità vertiginosa, o perdersi nel sistema solare qualora dovessero mancare la «finestra», passaggio obbligato della rotta verso la Terra. Il sentimento dominante è tuttavia l’ottimismo, un ottimismo giustificato sia dalla fiducia dei tecnici spaziali, che hanno dato il via alla missione dopo averne valutato attentamente i pro e i contro, sia dal completo successo che ha caratterizzato finora l’operazione.

È stata una lunga notte, a Capo Kennedy. Alle due e trenta Borman, Lovell e Anders erano già in piedi, per sottoporsi agli ultimi esami medici e rivedere ancora una volta i piani di volo. Hanno fatto un’abbondante colazione (bistecche, uova, caffè e succo d’arancia), poi, indossate le tute spaziali, sono stati portati fin sotto la rampa di lancio, a bordo di uno speciale veicolo sterilizzato e ad aria condizionata.

Al poligono tutto era pronto. Dopo le incertezze di ieri, causate dalla scoperta di ossigeno liquido contaminato nei serbatoi di alimentazione delle cellule che forniscono energia alla capsula durante il volo, gli specialisti avevano ripreso il conto alla rovescia. Si entrava ormai nella fase decisiva. I tre astronauti sono scomparsi sorridenti, fra gli applausi e le grida di augurio di cinquecento tecnici, nell’ascensore che doveva portarli nella navicella, troneggiante in cima all’enorme razzo «Saturno 5», alto quanto un palazzo di trentasei piani.

Alle 7 e 51, nel preciso momento stabilito dai direttori della missione cinque mesi fa, quando il lancio dell’«Apollo 8» fu deciso, i motori si sono accesi, e il razzo ha cominciato a sollevarsi, lento e maestoso. Un mare di fiamme arancione ha inondato la base della rampa, e il rumore era così possente e assordante che per miglia intorno i vetri degli edifici hanno tremato.

Pochi minuti dopo il razzo era già scomparso in un cielo limpido e azzurro. Da quel momento tutto si è svolto alla perfezione: il distacco del secondo stadio, il raggiungimento dell’orbita fissata, il primo giro intorno alla Terra. Mentre l’«Apollo» navigava a circa duecento chilometri d’altezza, Borman, Lovell e Anders hanno effettuato i controlli necessari per stabilire che ogni cosa funzionasse a dovere. Al centro spaziale di Houston giungevano messaggi rassicuranti, e interminabili teorie di numeri, dati in codice destinati ai computers.

La voce di Borman, il comandante, era fredda, quasi distaccata. «Come ti sembra lassù?» gli ha chiesto ad un certo punto l'astronauta Collins, incaricato di tenere i collegamenti radio con l'equipaggio. E Borman ha risposto laconicamente: «Più o meno come tre anni fa», riferendosi al suo precedente volo spaziale con la Gemini.

Finalmente, verso le dieci e un quarto, da Houston è giunta la parola magica: Go, si può andare avanti. L'Apollo 8 aveva iniziato la seconda orbita. All'altezza delle Hawaii, Frank Borman ha messo in funzione i motori del terzo stadio del razzo vettore. Da Honolulu, nel cielo buio e stellato, molti sono riusciti a distinguere chiaramente la fiammata che segnalava l'accensione dei propulsori. Per cinque minuti la capsula è stata così sospinta verso l'alto, aumentando gradualmente la velocità da ventottomila a circa quarantamila chilometri l'ora. Era questa l’accelerazione necessaria per sfuggire la forza di attrazione della Terra. Quando essa è stata raggiunta, la navicella era ormai un corpo libero nel cosmo, proiettato verso la conquista che affascinato l'uomo per secoli.

È sembrato che l'eccitazione avesse invaso tutti, persino l'impassibile Borman. Appena superati i 1372 chilometri, quota massima raggiunta prima d'ora dagli esploratori spaziali (l’impresa fu realizzata da Charles Conrad con la Gemini 1), egli ha gridato: «Dite a Charles che ha perso il suo primato». Con tono gioioso ha quindi proseguito la sua straordinaria radiocronaca dallo spazio: «Ecco, ora posso vedere l'Africa occidentale, è magnifica... distinguo chiaramente la Florida, perfino la nostra base laggiù... c'è tutta l'America centrale, Cuba, anzi a dire il vero spingiamo lo sguardo al fondo del continente, l'Argentina, il Cile...».

A mano a mano che la navicella si allontanava, la Terra si rimpiccoliva. «Ora sembra come un disco» ha annunciato il maggiore Anders, la recluta della spedizione. E dalla parte opposta la Luna, sempre grande e reale. I tre pionieri non vi giungeranno, come si è detto, prima della vigilia di Natale. L’Apollo 8 dovrà percorrere poco più di 380 mila chilometri, in sessanta ore, rallentando a mano mano la velocità, come un'utilitaria che arranca in salita. È previsto che verso mezzogiorno del 23 dicembre la capsula viaggi a circa quattromila chilometri l'ora. A questo punto comincerà ad entrare nel raggio della gravitazione lunare, e la sua marcia sarà di nuovo accelerata.

È il momento più critico della missione. Superato il satellite, e raggiunta la sua faccia oscura, nell'impossibilità di tenere i contatti radio con la Terra, l'equipaggio dovrà mettere in funzione il motore della navicella, per ridurre l'impetto della corsa e stabilizzarla sulla velocità che le consentirà di entrare nell'orbita di circumnavigazione. L’orbita lunare, prima ellittica e quindi circolare, è calcolata in modo che l’Apollo 8 possa sorvolare la Luna a un'altezza di centodieci chilometri. I tre astronauti fanno rilievi scientifici, osservazione a vista, fotografie, e infine una ripresa televisiva in collegamento con la Terra. Sarà il più fantastico messaggio di Natale mai ricevuto dagli uomini.


Giuseppe Josca

2008/12/21

1968/12/21 16:42 IT: "Go for TLI", in viaggio verso la Luna

Completato con successo tutti i controlli alle numerose apparecchiature della capsula Apollo, i tre astronauti, Frank Borman, James Lovell e William Anders ricevono dal Centro di Controllo di Houston da parte del Capcom (capsule communicator) di turno Michael Collins, l'ordine tanto atteso, e che da alla missione, la diciottesima effettuata da un equipaggio americano nello spazio, una grandissima importanza nella storia dell'astronautica e dell'uomo: "Apollo 8, you are GO for T.L.I. (Trans Lunar Iniection)", "Apollo 8, tutto è in ordine per la missione lunare, potete puntare verso la Luna". "Anche per noi, Houston, è tutto pronto", è la laconica risposta del comandante Borman.

Sono le 10:42 del mattino ora della Florida, le 16:42 in Italia, due ore e 50 minuti dopo il distacco dalla rampa di lancio di Cape Kennedy e dopo aver completato quasi due orbite intorno al pianeta natale, da un punto sopra l'Oceano Pacifico, a sud delle Isole Hawaii, viene riacceso il terzo stadio del Saturn V, l'S-IVB.

L'unico potente motore del terzo stadio rimane acceso regolarmente per cinque minuti e dodici secondi fino all'esaurimento di tutto il propellente, spingendo l'Apollo alla seconda velocità cosmica, 39.600 chilometri l'ora, verso la Luna. "Apollo 8, siete sulla strada buona", annuncia il direttore delle operazioni di volo Christopher Kraft.

Una trentina di minuti dopo anche il terzo stadio del Saturn V, con all'interno un simulacro del Modulo Lunare (LM) servito come zavorra, viene distaccato da ciò che rimane del gigantesco veicolo partito da terra, il Modulo di Comando e il Modulo di Servizio (CSM).

Mentre i tre pionieri della prima straordinaria "trasvolata" Terra-Luna vedono la Terra sempre più piccola, la voce di Frank Borman annuncia entusiasta: "Houston, dite a Charles Conrad (l’astronauta americano che fino ad ora ha volato più in alto, insieme a Richard Gordon, di tutti gli altri, raggiungendo la quota di 1374 km da terra nel corso della missione della Gemini 11 nel settembre 1966), che ha perso il suo record di altezza. Noi vediamo adesso la Terra come un disco e abbiamo una magnifica vista del continente americano, in particolare della Florida; riusciamo a distinguere anche Cape Kennedy".

Nell'entusiasmo generale per il felice inizio del volo, l'unico momento di apprensione lo si ha quando i tre astronauti comunicano a terra che il terzo stadio, pur regolarmente distaccato dall'astronave, continua a seguire la stessa traiettoria dell'Apollo, a circa 200-250 metri dalla capsula. Borman chiede al Centro di Controllo del volo a Houston di potersi allontanare di più da quel potenziale pericolo, accendendo per alcuni secondi il potente motore del razzo di servizio. A terra chiedono tempo, temono che questa imprevista manovra possa portare fuori dalla rotta "translunare" la capsula con i tre astronauti a bordo. Poi, elaborati i dovuti calcoli, il direttore di volo Christopher Kraft concede al comandante Borman di effettuare la manovra richiesta. Distanziato definitivamente il terzo stadio del Saturn V il viaggio può ora proseguire regolarmente.

Man mano che la prima vera astronave della storia si allontana dalla Terra, è impossibile per i tre astronauti non gettare lo sguardo attraverso gli oblò alla straordinaria visione che si prospetta. "Houston, è difficile dirvi quello che provo", dice ancora il comandante Frank Borman, "guardando fuori dai finestrini della capsula Apollo. L'oblò è più grande del nostro pianeta. Posso distinguere chiaramente la linea di demarcazione fra l'emisfero illuminato e quello ancora avvolto nelle tenebre. Vedo il Sud America con grandi formazioni di nuvole e una regione vastissima dell'Africa occidentale".

Per la prima volta nella storia dell'umanità, tre rappresentanti della Terra a bordo di un veicolo spaziale tecnicamente perfetto ma che, per ipotesi, potrebbe anche subire un'avaria durante il lungo e storico viaggio, lasciano non solo il nostro pianeta ma addirittura la sua sfera di maggiore influenza gravitazionale, per affrontare le incognite dei pericoli dell'immensità dello spazio interplanetario.

L'S-IVB, il terzo stadio del Saturn V, fotografato dalla cabina dell'Apollo 8 poco dopo la separazione. I punti bianchi presenti nella foto non sono stelle ma detriti derivati dal distacco (foto AS8-16-2583).


Foto AS8-16-2584, scansione JSC.


La Terra vista dall'Apollo 8 a circa 30.000 km (foto AS8-16-2593 (scansione JSC).


La Terra sempre più lontana, come mai non era stata fotografata di persona da un essere umano (foto AS8-15-2561).