2008/12/22

1968/12/22: Il viaggio dell'Apollo 8 sulla stampa italiana

La prima pagina de "La Stampa" uscita nelle edicole domenica 22 dicembre 1968 (dalla collezione personale di Gianluca Atti)

La notizia data dalla «Tass» dieci minuti dopo il lancio

Eccezionale tempestività (e ricchezza di particolari) nell’annuncio sovietico della grande impresa americana

(Dal nostro corrispondente)

Mosca, 21 dicembre

Dieci minuti dopo la partenza dell’«Apollo 8», la Tass ha dato oggi la notizia del lancio. È la prima volta che gli organi di informazione sovietici agiscono così tempestivamente nel caso di una impresa spaziale americana. La notizia della Tass, di 45 righe, non conteneva nessun commento. È stata una semplice ma particolareggiata descrizione delle operazioni di partenza e del programma che l’«Apollo 8» dovrà svolgere nelle prossime giornate.

Nelle ultime due sere, alla televisione sovietica, è stato presentato un documentario spaziale che ha coperto i viaggi nel cosmo da Gagàrin a Beregovoi. Si sono viste cose inedite: il lancio, ad esempio, del primo cosmonauta, che era sempre stato tenuto nascosto, l’arrivo di Beregovoi a terra e la discesa di Zond 5 nell’Oceano Indiano.

Nessun’altra indiscrezione è trapelata sulle intenzioni dei sovietici. Si diceva che essi avrebbero circumnavigato la Luna con Zond 7, con uno o più uomini a bordo, prima degli americani. Tale voce non ha trovato conferma nella realtà. Sappiamo che dal cosmodromo di Baikanour, nell’Asia centrale, sono ritornati l’altro ieri alcuni fotografi e giornalisti colà convocati alla fine di novembre, primi di dicembre. Si ritiene perciò che i sovietici abbiano abbandonato un’impresa preventivamente programmata per la metà di questo mese.

Indiscrezioni non confermate ufficialmente dicono che non tutto era andato per il meglio nel volo di Zond 6, il mese scorso. Zond 6, che aveva effettuato un perfetto rientro nell’atmosfera terrestre, scendendo poi in territorio sovietico, aveva degli animali a bordo. Finora però non è stata fornita alcuna informazione, né su questi animali né su quello che sarebbe dovuto essere l’atterraggio dolce della sonda.

È probabile, tuttavia, che i sovietici mandino un uomo intorno alla Luna entro la fine di gennaio. Beregovoi, in una serie di articoli pubblicati sulla Pravda, ha dichiarato che sono già pronti due piloti: quelli che avrebbero potuto prendere il suo posto sulla Soyuz 3 se egli non fosse stato in perfette condizioni fisiche.

Ennio Caretto


Anche la seconda pagina de "La Stampa" è dedicata alla straordinaria avventura cosmica di Borman, Anders e Lovell (dalla collezione personale di Gianluca Atti)


La prima pagina de "Il Corriere della Sera" (dalla collezione personale di Gianluca Atti)


Un bagliore nel cielo di Honolulu

Si è vista l’accensione dei motori che hanno spinto la capsula - Superati i 1372 chilometri di altezza, del precedente primato, anche l’impassibile Borman ha perduto la sua flemma

Nostro servizio particolare

Nuova York, 21 dicembre

L’uomo ha lasciato il suo pianeta, per la prima volta nella storia di un’evoluzione cominciata milioni di anni fa. È in questa semplice e stupefacente realtà, forse ancor più che nel miracolo scientifico e tecnico che l’ha resa possibile, l’essenza della missione affidata a Frank Borman, James Lovell e William Anders, i tre astronauti partiti stamane da Capo Kennedy, destinazione Luna.

La capsula Apollo 8, dopo un lancio perfetto e un’orbita e mezzo di rodaggio e controllo intorno alla Terra, ha iniziato il sensazionale viaggio alle 10,41 minuti (corrispondenti alle 16,41 in Italia): un’ora storica nel ciclo delle conquiste umane. Ora si trova già a decine di migliaia di chilometri da noi, un pulviscolo di vita in un vuoto inesplorato e misterioso, dove mai nessun essere vivente si era avventurato [nota: non è esatto, visto che i sovietici avevano già fatto volare degli animali intorno alla Luna con Zond 5 a settembre del 1968]. Se tutto va bene, giungerà alla sua meta nelle prime ore del 24 dicembre, e resterà in un’orbita translunare per venti ore, prima di iniziare la traversata di ritorno.

Speranze e timori accompagnano l’impresa. L’intera America si è svegliata stamane all’alba per seguire alla televisione le fasi del lancio, e tutti sanno a quali rischi siano esposti i tre astronauti, che potrebbero rimanere per sempre intrappolati nella loro navicella, prigionieri della forza di gravitazione lunare, oppure disintegrarsi per l’impatto contro la fascia atmosferica terrestre durante la fase del rientro a velocità vertiginosa, o perdersi nel sistema solare qualora dovessero mancare la «finestra», passaggio obbligato della rotta verso la Terra. Il sentimento dominante è tuttavia l’ottimismo, un ottimismo giustificato sia dalla fiducia dei tecnici spaziali, che hanno dato il via alla missione dopo averne valutato attentamente i pro e i contro, sia dal completo successo che ha caratterizzato finora l’operazione.

È stata una lunga notte, a Capo Kennedy. Alle due e trenta Borman, Lovell e Anders erano già in piedi, per sottoporsi agli ultimi esami medici e rivedere ancora una volta i piani di volo. Hanno fatto un’abbondante colazione (bistecche, uova, caffè e succo d’arancia), poi, indossate le tute spaziali, sono stati portati fin sotto la rampa di lancio, a bordo di uno speciale veicolo sterilizzato e ad aria condizionata.

Al poligono tutto era pronto. Dopo le incertezze di ieri, causate dalla scoperta di ossigeno liquido contaminato nei serbatoi di alimentazione delle cellule che forniscono energia alla capsula durante il volo, gli specialisti avevano ripreso il conto alla rovescia. Si entrava ormai nella fase decisiva. I tre astronauti sono scomparsi sorridenti, fra gli applausi e le grida di augurio di cinquecento tecnici, nell’ascensore che doveva portarli nella navicella, troneggiante in cima all’enorme razzo «Saturno 5», alto quanto un palazzo di trentasei piani.

Alle 7 e 51, nel preciso momento stabilito dai direttori della missione cinque mesi fa, quando il lancio dell’«Apollo 8» fu deciso, i motori si sono accesi, e il razzo ha cominciato a sollevarsi, lento e maestoso. Un mare di fiamme arancione ha inondato la base della rampa, e il rumore era così possente e assordante che per miglia intorno i vetri degli edifici hanno tremato.

Pochi minuti dopo il razzo era già scomparso in un cielo limpido e azzurro. Da quel momento tutto si è svolto alla perfezione: il distacco del secondo stadio, il raggiungimento dell’orbita fissata, il primo giro intorno alla Terra. Mentre l’«Apollo» navigava a circa duecento chilometri d’altezza, Borman, Lovell e Anders hanno effettuato i controlli necessari per stabilire che ogni cosa funzionasse a dovere. Al centro spaziale di Houston giungevano messaggi rassicuranti, e interminabili teorie di numeri, dati in codice destinati ai computers.

La voce di Borman, il comandante, era fredda, quasi distaccata. «Come ti sembra lassù?» gli ha chiesto ad un certo punto l'astronauta Collins, incaricato di tenere i collegamenti radio con l'equipaggio. E Borman ha risposto laconicamente: «Più o meno come tre anni fa», riferendosi al suo precedente volo spaziale con la Gemini.

Finalmente, verso le dieci e un quarto, da Houston è giunta la parola magica: Go, si può andare avanti. L'Apollo 8 aveva iniziato la seconda orbita. All'altezza delle Hawaii, Frank Borman ha messo in funzione i motori del terzo stadio del razzo vettore. Da Honolulu, nel cielo buio e stellato, molti sono riusciti a distinguere chiaramente la fiammata che segnalava l'accensione dei propulsori. Per cinque minuti la capsula è stata così sospinta verso l'alto, aumentando gradualmente la velocità da ventottomila a circa quarantamila chilometri l'ora. Era questa l’accelerazione necessaria per sfuggire la forza di attrazione della Terra. Quando essa è stata raggiunta, la navicella era ormai un corpo libero nel cosmo, proiettato verso la conquista che affascinato l'uomo per secoli.

È sembrato che l'eccitazione avesse invaso tutti, persino l'impassibile Borman. Appena superati i 1372 chilometri, quota massima raggiunta prima d'ora dagli esploratori spaziali (l’impresa fu realizzata da Charles Conrad con la Gemini 1), egli ha gridato: «Dite a Charles che ha perso il suo primato». Con tono gioioso ha quindi proseguito la sua straordinaria radiocronaca dallo spazio: «Ecco, ora posso vedere l'Africa occidentale, è magnifica... distinguo chiaramente la Florida, perfino la nostra base laggiù... c'è tutta l'America centrale, Cuba, anzi a dire il vero spingiamo lo sguardo al fondo del continente, l'Argentina, il Cile...».

A mano a mano che la navicella si allontanava, la Terra si rimpiccoliva. «Ora sembra come un disco» ha annunciato il maggiore Anders, la recluta della spedizione. E dalla parte opposta la Luna, sempre grande e reale. I tre pionieri non vi giungeranno, come si è detto, prima della vigilia di Natale. L’Apollo 8 dovrà percorrere poco più di 380 mila chilometri, in sessanta ore, rallentando a mano mano la velocità, come un'utilitaria che arranca in salita. È previsto che verso mezzogiorno del 23 dicembre la capsula viaggi a circa quattromila chilometri l'ora. A questo punto comincerà ad entrare nel raggio della gravitazione lunare, e la sua marcia sarà di nuovo accelerata.

È il momento più critico della missione. Superato il satellite, e raggiunta la sua faccia oscura, nell'impossibilità di tenere i contatti radio con la Terra, l'equipaggio dovrà mettere in funzione il motore della navicella, per ridurre l'impetto della corsa e stabilizzarla sulla velocità che le consentirà di entrare nell'orbita di circumnavigazione. L’orbita lunare, prima ellittica e quindi circolare, è calcolata in modo che l’Apollo 8 possa sorvolare la Luna a un'altezza di centodieci chilometri. I tre astronauti fanno rilievi scientifici, osservazione a vista, fotografie, e infine una ripresa televisiva in collegamento con la Terra. Sarà il più fantastico messaggio di Natale mai ricevuto dagli uomini.


Giuseppe Josca